Haute couture: l’essenza dell’alta moda

Haute Couture – espressione francese che evoca una forma d’arte sartoriale, esclusiva e su misura, in cui il savoir faire artigianale trova la sua massima espressione nell’amore (più che attenzione) per i dettagli.

Particolari che sorprendono e che rendono un capo di abbigliamento un vero e proprio manifesto della maison di moda.

La sfilata Haute Couture FW23 della maison Valentino, tenutasi a inizio luglio a Roma, ne è la dimostrazione.

Ad aprire la sfilata Kaia Gerber, con pantalone slouchy vintage, a primo occhio in un ordinario tessuto denim, ma in realtà realizzato con perline sapientemente ricamate in 80 tonalità di indaco.

Immergiamoci nell’ecosistema della haute couture, esaminandone origini, evoluzione e requisiti.

Quando nasce la Haute Couture?

La nascita della haute couture porta un nome, una data e un luogo: Charles Frederick Worth, 1860, Parigi.

Worth è universalmente conosciuto come il padre della haute couture, nonché come primo couturier e pioniere della moda come la intendiamo (e viviamo) noi oggi.

Dopo aver passato l’età adolescente al servizio di mercanti tessili a Londra, Worth si trasferisce a Parigi all’età di vent’anni.

Il suo talento creativo e la sua visione innovativa si fanno presto notare nel contesto della moda parigina, tanto da esibire i suoi abiti alla Great Exhibition di Londra del 1851 e alla Exposition Universelle di Parigi del 1855.

Ma c’è di più. 

A Worth va il merito di aver ideato e diffuso il concetto di sartorialità.

Ogni suo abito viene realizzato a mano, da zero, con materiali pregiati cuciti sulla silhouette del cliente in base alle sue preferenze ed esigenze stilistiche.

Il passaggio fondamentale è proprio questo: la figura del sarto si trasforma in couturier.

Che a Worth vada il merito della nascita e dello sviluppo della haute couture, quindi, non c’è ombra di dubbio.

Lo scenario? Semplice da immaginare.

Aria frizzante parigina, avvolta in un tipico sapore vintage e romantico in cui le sofisticate donne dell’alta società amano recarsi negli atelier più rinomati.

Le boutique di moda sono l’emblema di esclusività e artigianalità, dove designer e stilisti lavorano tessuti pregiati realizzando abiti su misura.

Ed è con il XIX secolo che nomi come Christian Dior, Cristóbal Balenciaga, Coco Chanel e Elsa Schiapparelli fanno il loro ingresso nell’ecosistema haute couture influenzandone (positivamente, s’intende) paradigmi e percezione.

Ma andiamo con ordine.

L'evoluzione dell'alta moda

Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’alta moda, finalmente, rinasce.

A riaccendere l’estro creativo di designer e couturier è la collezione New Look di Christian Dior, lanciata nel 1947 e pioniera di un nuovo codice stilistico.

Spalle squadrate, vita stretta e gonne a ruota faranno la fortuna dei decenni successivi.

È proprio negli anni ‘50 e ‘60 che Parigi si riprende il titolo di cuore pulsante dell’alta moda, che inizia ad abbracciare la nascente innovazione tecnologica.

E se la moda è stagionale, anche la haute couture si adatta ai cambiamenti dell’epoca, rinnovando i codici estetici con elementi contemporanei.

Al passo con le novità e i cambiamenti socio-culturali dell’epoca, ma sempre con la stessa etica: artigianalità e lavorazione sartoriale.

Durante gli anni ‘50 la scena viene rubata dall’estro creativo di Balenciaga, che prende forma nelle linee fluide che, seppur minimali, riescono a comunicare una netta propensione stilistica.

E se Coco Chanel porta con sé una sferzata di stile chic e pratico, con le iconiche gonne longuette, le creazioni di Elsa Schiaparelli sono una tacita esplosione di arte e moda.

A coronare il successo dell’alta moda sarà Valentino, con la sua prima collezione a Palazzo Pitti nel 1962.

Quali sono i marchi haute couture al giorno d'oggi?

Al giorno d’oggi, le maison di haute couture rappresentano l’apice del prestigio nella moda di lusso.

Si tratta di case di moda con un heritage di valore, dalla creatività incisiva all’artigianalità impeccabile.

Da Valentino guidato da Pierpaolo Piccioli a Christian Dior di Maria Grazia Chiuri fino a Givenchy, dalla direzione creativa di Matthew Williams all’Atelier Versace fino a Maison Margiela.

Ogni maison ha una firma distintiva e una visione unica, che si riflette in creazioni diventate delle vere e proprie icone di stile.

Va detto inoltre che la maggior parte delle case di moda ha preso parte alla modernità, declinando le loro creazioni anche nella versione ready-to-wear.

Qual è la differenza tra alta moda e prêt-à-porter?

L’haute couture e il prêt-à-porter sono due aspetti interconnessi dell’industria della moda di lusso.

Mentre l’haute couture si concentra sulla creazione di capi unici e su misura, il ready-to-wear presenta collezioni pronte per essere acquistate e indossate dai clienti.

Il livello di qualità e design, non cambia.

In poche parole, il prêt-à-porter offre l’opportunità a un pubblico più ampio di avvicinarsi al mondo del lusso, con una gamma di capi di alta qualità che riflettono l’eleganza e il savoir-faire della Haute Couture.

Haute Couture: i requisiti

La denominazione di haute couture viene registrata legalmente il 23 gennaio 1945, con relative linee guida gestite dalla Chambre Syndicale de la Couture.

Una maison, per essere riconosciuta come haute couture, dovrebbe:

  • realizzare abiti su misura e a mano per ogni cliente;
  • le collezioni devono essere presentate due volte all’anno, a gennaio e a luglio;
  • ogni collezione deve avere almeno 50 creazioni completamente originali, con abiti da giorno e da sera;
  • il laboratorio deve avere sede a Parigi e avere almeno 20 dipendenti.

Requisiti particolarmente rigidi, ma indicativi della qualità della denominazione di alta moda.

Conclusioni

La haute couture si configura come la massima espressione dell’arte e della creatività nell’ecosistema moda.

Le maison sfidano i confini della tradizione, dando vita a capi di abbigliamento creati esclusivamente su misura che hanno il potere di ispirare tendenze e nuove linee stilistiche.